06/07/2022
Case azzurre, bianche, gialle. E poi mosaici, maioliche, murales e frasi d'autore sui muri. Così è rinata una piccola contrada di Partinico, a circa trenta chilometri da Palermo, che oggi attira migliaia di visitatori con la sua architettura fantasiosamente ispirata a Gaudì. E porta avanti la sua rinascita, attraverso colore e bellezza.
Case dipinte con i colori del mare e del sole. E poi mosaici, maioliche, murales e frasi d'autore sui muri: è una gioia per gli occhi Borgo Parrini, piccola frazione di Partinico, a circa trenta chilometri da Palermo, oggi noto per la sua architettura fantasiosamente ispirata a Gaudì. E per la sua rinascita, attraverso cultura e bellezza.
Una chiesa antica e una manciata di case bianche, azzurre, gialle. Piante fiorite e vicoli acciottolati: Borgo Parrini è tutto qui.
Una minuscola contrada che si gira a piedi (c'è un parcheggio dove lasciare l'auto) in poco più di un'ora, soffermandosi ad ammirare e fotografare i murales, i frammenti di maioliche e vetri colorati che adornano le case. E le citazioni di poeti, artisti e scrittori sui muri: parole di pace, amore, speranza di Gandhi, Nelson Mandela, Frida Khalo, Antoni Gaudí, Paulo Coelho. E poi di Giuseppe Gaglio, imprenditore originario di Partinico e promotore della rinascita del borgo, che affascina anche per la sua storia.
Borgo Parrini nasce tra il ‘500 e il ‘600, quando i padri del Noviziato dei Gesuiti di Palermo (i parrini, appunto) decidono di acquistare alcuni terreni agricoli vicino al paese di Partinico.
Agli inizi del '700, i Gesuiti costruiscono torrette di avvistamento, diversi magazzini, case per i coloni e braccianti e anche una piccola chiesa dedicata a Maria Santissima del Rosario.
Dopo la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti, la proprietà del borgo passa in mano al principe francese Henri d'Orléans, duca d’Aumale, arrivato qui per produrre il "Moscatello dello Zucco". Intorno alla metà dell’800, nel borgo abitavano perlopiù gli operai impiegati nella sua fiorente azienda vitivinicola (circa trecento).
Saranno gli anni del secondo dopoguerra a segnare la decadenza del piccolo centro rurale, abbandonato dalla popolazione che si trasferiva nelle città. Una crisi durata fino alla fine degli anni Novanta, quando, per iniziativa di Giuseppe Gaglio ha preso il via una rinascita ancora in corso, che ha coinvolto la piccola comunità.
Le vecchie case sono state ristrutturate e negli anni il borgo si è arricchito di colori vivaci, maioliche, ceramiche, terrecotte. Uno stile gioioso e unico nel suo genere, che s'ispira al visionario linguaggio di Gaudì, ma anche alla tradizione portoghese, greca, araba e siciliana.
"Il tutto per far riemergere l’ospitalità tipica dei siciliani, ridonare colore e vitalità a un pezzo d’Italia che non può essere dimenticato" si legge sul sito de "I Campanili a Borgo Parrini", caffè letterario e fulcro dell'odierna vita del borgo.
?